Biancospino, il GT Junior da Udine
Inviato: sabato 14 novembre 2020, 11:39
Apro una discussione dedicata al mio GT Junior 1300 del 1973 (terza serie: due fari, non scalino) bianco (e "Biancospino" mi stava simpatico come nome...forse peccavo di fantasia, ma così fu!). Alcuni di voi si ricorderanno qualcosina della sua storia da quando, oramai 5 anni e mezzo fa, mi presentai su VM e vi presentai Biancospino. Espando un poco in merito, approfittando del forum duraturo e auspicando di poter continuare ad aggiornare questo thread per molti anni a venire! Vi racconto in breve la sua storia e l’inizio della nostra storia. In seguito aggiungerò cosa è successo negli anni seguenti e a che punto siamo ora.
Foto del mese scorso, ottobre 2020. Poco fuori Ginevra, verso sudo-ovest, molto vicino al confine con la Francia
Questo bel GT Junior venne venduto dalla Cormorauto di Udine da parte di mio nonno paterno Gianni ad un certo Edgardo G##### (privacy?) a ottobre del 1973, targato UD 258097. Il signor Edgardo ci percorse circa 58k km, e nel 1988 il GT venne ritirato dalla concessionaria di mio nonno, poco prima che chiudesse i battenti. Rimase sotto un telo per oltre 25 anni, spostato solamente di capannone nel primo decennio del 21esimo secolo quando mio padre Mattia prese in carico le poche auto rimaste per trarle in salvo dal tempo e da un destino davvero poco degno. Nota a margine: ho trovato il signor Edgardo sull'elenco telefonico, mi piacerebbe fargli una telefonata e fargli vedere la sua vecchia auto, quando si potrà.
Prima pagina del libretto, con dati sensibili coperti
L’auto aveva subito in piccolo incidente durante i suoi tre lustri di scorazzamenti ed era stata riparata con un lavoro dignitoso per l’epoca, ma non particolarmente sofisticato. Il portellone posteriore e il cofano anteriore non erano perfettamente allineati, e la vernice utilizzata per colorare e ritoccare determinati pannelli è ingiallita diversamente rispetto al resto della vettura. Io, bambino (sono nato nel ’95), sbirciando sotto quel telo non sapevo notare questi difetti e non mi avrebbero influenzato: ero sempre entuasiasta di vedere quello scudetto con quel mitico stemma, il profilo luccicante, i due fari che le conferivano un’aria allerta e vivace, e il paraurti che ancora brillava se si rimuovevano i vari strati di polvere. Ma i tempi, gli impegni e le priorità erano (giustamente) sempre altri per un padre di famiglia, e il GT continuò a riposare per molti anni. Finché, mentre il tempo inesorabile mi trascinava verso la maggiore età, mio padre, sapendomi estremamente appassionato, a mia insaputa decise di rimettere in funzione quel bel GT e ridargli un po’ di dignità d’abito per regalarmelo per i miei 18 anni. Grazie ad un ex meccanico Autodelta e Cormorauto, il motore venne sbloccato (tanto olio/svitol, tanta pazienza e tante “buone” maniere), rimesso in moto e carburato. L’auto passò sotto le cure di fidati carrozzieri che la verniciarono nuovamente, e in qualche mese era uno schianto. Io, intanto, ero ancora all’oscuro di tutto ciò.
Il GT durante la fase di restauro, prima di passare nelle mani dei carrozzieri. La foto non rende particolarmente, ma si intuisce già il diverso colore tra la portiera e il parafango anteriore, e il triste aspetto generale della vernice
I 18 finalmente arrivarono, e mio padre a sua volta arrivò al bar con quel bellissimo GT Junior bianco mentre mia madre ed io lo aspettavamo per fare colazione insieme e festeggiare. In mezzo secondo avevo perso il dono della parola, e non potevo far altro che fissare incredulo a rotazione mio padre, mia madre, e il GT. Mio padre mi consegnò le chiavi; simbolicamente, poiché ancora non avevo la patente, e tra la patente per la moto A2 il cui percorso già avevo incominciato e le leggi italiane per neopatentati (e un po’ di sfiga personale...), potei guidare autonomamente il GT solamente 20 mesi dopo, quasi due anni. Ebbi modo di provare il GT su strada durante lo strano limbo del foglio rosa: con una persona responsabile a bordo, mi era concesso di guidare qualsiasi auto, anche una F430 o un Hummer, volendo, ma solo prima di conseguire la patente. Dopodiché, ero obbligato alla castità per un anno. Ma in quel limbo durato appena 35 giorni, nonstante fosse novembre, un paio di volte potei mettermi alla guida di Biancospino, con mio padre accanto. In una di quelle rarissime volte, passammo a trovare mio nonno Gianni che, malato, si spinse sull’uscio di casa con la sua carrozzina elettrica per ammirare la GT, che tanti anni prima aveva venduto nuova e poi ripresa in consegna. Lo vidi sorridere entusiasta come non capitava da anni, lo vidi piangere e fu la prima volta per me. Dopo qualche parola, troppo orgoglioso per essere commosso e lacrimante, fece retromarcia e sparì dentro casa. Fu l’ultima volta in cui lo vidi sorridere, o piangere; fu una delle ultime volte in assoluto in cui lo vidi cosciente. Quel ricordo così prezioso è legato in maniera indissolubile al GT, a Biancospino.
Non posso prevedere il futuro, i “sempre” e i “mai” lasciano il tempo che trovano. Sono però sicuro che non vorrò mai vendere il mio GT, e auspicabilmente non avrò mai bisogno di farlo.
Una foto, forse un po' tristemente pretenziosa, di me a 20 anni con il GT sui colli del Friuli, scattata da una mia cara amica che avevo portato a fare un giro
Foto del mese scorso, ottobre 2020. Sopra a Interlaken, in Svizzera
Foto del mese scorso, ottobre 2020. Poco fuori Ginevra, verso sudo-ovest, molto vicino al confine con la Francia
Questo bel GT Junior venne venduto dalla Cormorauto di Udine da parte di mio nonno paterno Gianni ad un certo Edgardo G##### (privacy?) a ottobre del 1973, targato UD 258097. Il signor Edgardo ci percorse circa 58k km, e nel 1988 il GT venne ritirato dalla concessionaria di mio nonno, poco prima che chiudesse i battenti. Rimase sotto un telo per oltre 25 anni, spostato solamente di capannone nel primo decennio del 21esimo secolo quando mio padre Mattia prese in carico le poche auto rimaste per trarle in salvo dal tempo e da un destino davvero poco degno. Nota a margine: ho trovato il signor Edgardo sull'elenco telefonico, mi piacerebbe fargli una telefonata e fargli vedere la sua vecchia auto, quando si potrà.
Prima pagina del libretto, con dati sensibili coperti
L’auto aveva subito in piccolo incidente durante i suoi tre lustri di scorazzamenti ed era stata riparata con un lavoro dignitoso per l’epoca, ma non particolarmente sofisticato. Il portellone posteriore e il cofano anteriore non erano perfettamente allineati, e la vernice utilizzata per colorare e ritoccare determinati pannelli è ingiallita diversamente rispetto al resto della vettura. Io, bambino (sono nato nel ’95), sbirciando sotto quel telo non sapevo notare questi difetti e non mi avrebbero influenzato: ero sempre entuasiasta di vedere quello scudetto con quel mitico stemma, il profilo luccicante, i due fari che le conferivano un’aria allerta e vivace, e il paraurti che ancora brillava se si rimuovevano i vari strati di polvere. Ma i tempi, gli impegni e le priorità erano (giustamente) sempre altri per un padre di famiglia, e il GT continuò a riposare per molti anni. Finché, mentre il tempo inesorabile mi trascinava verso la maggiore età, mio padre, sapendomi estremamente appassionato, a mia insaputa decise di rimettere in funzione quel bel GT e ridargli un po’ di dignità d’abito per regalarmelo per i miei 18 anni. Grazie ad un ex meccanico Autodelta e Cormorauto, il motore venne sbloccato (tanto olio/svitol, tanta pazienza e tante “buone” maniere), rimesso in moto e carburato. L’auto passò sotto le cure di fidati carrozzieri che la verniciarono nuovamente, e in qualche mese era uno schianto. Io, intanto, ero ancora all’oscuro di tutto ciò.
Il GT durante la fase di restauro, prima di passare nelle mani dei carrozzieri. La foto non rende particolarmente, ma si intuisce già il diverso colore tra la portiera e il parafango anteriore, e il triste aspetto generale della vernice
I 18 finalmente arrivarono, e mio padre a sua volta arrivò al bar con quel bellissimo GT Junior bianco mentre mia madre ed io lo aspettavamo per fare colazione insieme e festeggiare. In mezzo secondo avevo perso il dono della parola, e non potevo far altro che fissare incredulo a rotazione mio padre, mia madre, e il GT. Mio padre mi consegnò le chiavi; simbolicamente, poiché ancora non avevo la patente, e tra la patente per la moto A2 il cui percorso già avevo incominciato e le leggi italiane per neopatentati (e un po’ di sfiga personale...), potei guidare autonomamente il GT solamente 20 mesi dopo, quasi due anni. Ebbi modo di provare il GT su strada durante lo strano limbo del foglio rosa: con una persona responsabile a bordo, mi era concesso di guidare qualsiasi auto, anche una F430 o un Hummer, volendo, ma solo prima di conseguire la patente. Dopodiché, ero obbligato alla castità per un anno. Ma in quel limbo durato appena 35 giorni, nonstante fosse novembre, un paio di volte potei mettermi alla guida di Biancospino, con mio padre accanto. In una di quelle rarissime volte, passammo a trovare mio nonno Gianni che, malato, si spinse sull’uscio di casa con la sua carrozzina elettrica per ammirare la GT, che tanti anni prima aveva venduto nuova e poi ripresa in consegna. Lo vidi sorridere entusiasta come non capitava da anni, lo vidi piangere e fu la prima volta per me. Dopo qualche parola, troppo orgoglioso per essere commosso e lacrimante, fece retromarcia e sparì dentro casa. Fu l’ultima volta in cui lo vidi sorridere, o piangere; fu una delle ultime volte in assoluto in cui lo vidi cosciente. Quel ricordo così prezioso è legato in maniera indissolubile al GT, a Biancospino.
Non posso prevedere il futuro, i “sempre” e i “mai” lasciano il tempo che trovano. Sono però sicuro che non vorrò mai vendere il mio GT, e auspicabilmente non avrò mai bisogno di farlo.
Una foto, forse un po' tristemente pretenziosa, di me a 20 anni con il GT sui colli del Friuli, scattata da una mia cara amica che avevo portato a fare un giro
Foto del mese scorso, ottobre 2020. Sopra a Interlaken, in Svizzera